Città di Casoria
Le più antiche notizie storiche sono tratte da una serie di ritrovamenti archeologici scoperti tra il 1850 e la metà del 1900 durante gli scavi per la realizzazione di nuove strade: nel 1850 furono ritrovate tombe di epoca greca durante gli scavi per la costruzione della nuova strada del Salice; all'inizio del 1900 fu ritrovata, una stele risalente al 194 d. C., oggi conservata nella sala epigrafe del Museo di Napoli;
Verso la metà del 1900, in località Squillace ed in località Cantarello, furono rinvenute alcune tombe con relative suppellettili. Sulla base di questi ritrovamenti ed in particolare dell'epigrafe di contrada Carbonella molti ritengono che l'area dove sorge oggi Casoria fosse già abitata nel II secolo d.C. e che il luogo fosse adibito a riunioni mistiche in onore della dea Telbia Castia, dato il riferimento alla costruzione di un tempio dedicato ad Artemide, particolarmente venerata a Napoli. La prima notizia sul suo territorio risale, invece, al 529 quando il senatore Equizio Anicio, padre di San Mauro, attuale protettore della cittadina, con atto del 15/7/529, donò a San Benedetto da Norcia l'agro Genziano (agrum gentianum). Dopo la morte di San Mauro i monaci cassinesi, che vi si recavano ogni anno per il raccolto, costruirono una cappella dedicata a San Mauro; più tardi sorse un'altra chiesa dedicata a San Benedetto. Nel 924 Montecassino cedette i terreni della zona a privati. Il nome di Casoria appare, comunque, per la prima volta in una cronaca dei Duchi di Capua scritta da un anonimo nel 948-949. Nel corso del medioevo Casoria subì diversi passaggi di proprietà. In un documento del 1098 si ha notizia della donazione di alcune terre, compresa Casoria, fatta da Riccardo II, principe di Capia, al Monastero di San Biagio di Aversa. In una carta del 1115 vi è un riferimento alla vendita di questi territori, da parte di Regale, figlia di Sinibardo, a Giovanni de Alberada per duecento tarì d'oro. Con il consolidarsi del predominio di Napoli fra il XIII ed il XV secolo Casoria si venne a trovare su una delle direttrici che convergeva verso la nuova metropoli: la via Capo di Chino che da Aversa, attraverso Casoria, giungeva a Napoli Nel XIII secolo Casoria era feudo dell'arcivescovo di Napoli, poi si sono succeduti diversi feudatari che hanno dominato su questo territorio, allora di 4000 moggia di terreno. Nel secolo XVI Casoria fu interessata dalla crisi che interessò il viceregno e si trovò nell'area cui operava il generale francese Lautrec che, insieme a circa i due terzi del suo esercito, morì nella stessa area, per effetto di una pestilenza dovuta all'insalubrità dell'area delle paludi di Napoli (1528). Dopo il 1580 probabilmente i cittadini di Casoria riscattarono la loro terra dal gioco baronale e si aggregarono al Demanio Regio. Nel 1631 il territorio di Casoria fu messo all'asta, essendo stata decretata dal Vicerè Spagnolo la vendita di terre e villaggi del Napoletano, tuttavia gli abitanti del villaggio, allora di circa 300 famiglie, si ribellarono a tale imposizione accettando di pagare una somma pari a 12000 ducati per il loro riscatto. Il riscatto fu sancito dal sindaco dell'epoca Giovanni Pisa con l'istrumento datato 15/4/1631 del Notaio di Corte Massimini Passari,con l'intervento di don Ferdinando Afan Enriquez de Ribera, duca di Alcalà, Vicerè del Regno di Napoli, Giulio Comite, Giovanni Pisa e il Deputato D. Donato Ferrara. A quel tempo Casoria aveva 1600 abitanti e faceva parte dei numerosi "casali" dell'"ager neapolitanus" nei quali, nel periodo vicereale, era frequente la vendita a privati per rimpinguare le finanze dello Stato e finanziare le campagne militari. Infatti, nonostante l'impegno assunto dal Vicerè a non mettere più all'asta il casale questo fu venduto prima ad Eleonora Mansfeldi e poi a Luigi Ronchi. Il Summonte nel 1748 nella sua Historia della città e Regno di Napoli riporta Casoria nei 37 Casali di Napoli. Il Galanti, nel 1794, nel descrivere i casali demaniali (20) e quelli baronali (10) ricadenti nel territorio di Napoli, ancora soggetti alla servitù feudale, citava Casoria tra i 20 casali demaniali che si erano riscattati dalla servitù baronale. Di fatto la feudalità si estese fino alla fine del XVIII secolo, con l'avvicendarsi delle famiglie Sangro e Ronchi nel possesso di Casoria. L'ultimo possessore fu Fabio Capace Galeotta, presidente della Regia Camera. Solo nel secolo scorso Casoria costituì uno dei quattro capoluoghi di distretti in cui fu divisa la provincia di Napoli da un decreto di Giacchino Napoleone. Nel 1815 Casoria divenne capoluogo di un distretto del Regno delle Due Sicilie dal quale dipendevano 19 comuni. Col passare del tempo le paludi si restrinsero sia per l'azione colmante del materiale vulcanico eruttato dal Vesuvio, sia per l'apporto dei torrenti, sia perché gli ortolani, sollevando la superficie li riconvertivano in campi fertili. La bonifica vera e propria ebbe inizio nel 1855 a cura dell'Amministrazione generale per le bonificazioni e proseguita prima dallo Stato e poi dal Consorzio dei proprietari interessati. Casoria in quegli anni assunse, un carattere mantenuto fino agli inizi del XX secolo. Sul finire del XIX secolo la struttura economica di Casoria si incentrava soprattutto sul settore agricolo con una prevalenza dei terreni a vigneto, seguiti, nell'ordine, da quelli a piante industriali, a cereali e a legumi e patate. Fra le piante industriali un grosso peso era rappresentato dalla coltura della canapa la cui produzione, nell'area di Casoria, veniva assorbita principalmente dai negozianti di Frattamaggiore nella cui area era sorto un "ragguardevole canapificio". Del resto questa produzione, accompagnata a quella di tele e di funi, era documentata a Casoria già dalla fine '700.